lunedì, febbraio 18, 2008

Kossovo




Kosovo, si è proclamata l’indipendenza…


La proclamazione d'indipendenza del Kosovo arriva tra gli applausi dei parlamentari nell'aula dell'Assemblea di Prishtina, "Noi leader del Kosovo proclamiamo lo Stato libero, indipendente e democratico". Il premier kosovaro Hashim Thaçi ha letto la dichiarazione d'indipendenza dalla Serbia, “da oggi siamo una nazione multietnica in cammino verso l'integrazione euroatlantica”.
Dichiarazione che è stata approvata dal Parlamento: "Il Kosovo è uno Stato sovrano, indipendente e democratico", ha annunciato il presidente Jakup Krasniqi.
Il 17 febbraio 2008 è una giornata di particolare importanza ma non solo in Kosovo, ci sono stati manifestazioni in tutto il mondo dove si trovano albanesi del Kosovo e dell’Albania.
La folla nella piazza della Fortezza da Basso nell’antica Firenze sbandierava con emozione e lacrime festeggiando il tanto atteso momento…finalmente liberi, liberi, “Pavarësi”.
“Oggi la guerra è davvero finita", annuncia la gente, esibendosi in ringraziamenti all'America, all'Europa e all'Italia.
La festa continua con canzoni e poesie patriotiche.
Si ringrazia l’associazione Albania – Toscana, Asuf, l’associazione dei Çam in Toscana e tutti i partecipanti per la buona solidarietà.
Il 193° Stato ed il più giovane Kosovo ha questo caratteristiche:
- Popolazione: circa 2,4 milioni di abitanti,
- Capitale: Prishtina - Densità: 175 abitanti per chilometro quadrato- Aspettativa di vita: 69 anni - Lingua ufficiale: albanese. Parlato: serbo - Religione: musulmana e ortodossa - Gruppi etnici: albanesi (90%), serbi (6%), musulmani slavi (2%), gitani (1%), turchi (1%) - Reddito medio procapite: 930 euro

giovedì, dicembre 06, 2007

creativi culturali

una nuova coscienza per un nuovo pianeta
Creativi culturali
GLI OBIETTIVI

Riunire e connettere le persone, le associazioni e i centri orientati ad una nuova cultura planetaria etica, ecologica e sostenibile.

Rendere visibile e potenziare la grande massa di persone creative e positive oggi sommersa e isolata in ogni parte del mondo.

Sostenere l'economia delle associazioni e degli operatori attraverso il Mercato Etico.
Educare e orientare le persone alla consapevolezza globale di sé e del pianeta, attraverso informazioni, corsi e testi su: crescita umana, salute psicofisica, creatività, comunicazione, responsabilità sociale, pace e coscienza planetaria.

Informare sugli eventi che le grandi reti mediali non considerano: buone notizie, diritti umani, situazioni di pericolo ambientale, salute olistica.

Proporre, come forza culturale emergente e come "movimento di opinione", nuove linee più umane, etiche, pacifiche e responsabili.

mercoledì, novembre 21, 2007

AFRICA DEI COSTRUTTORI IN MARCIA VERSO IL PANAFRICANISMO 24/11-2/12/2007

LA BUONA MONDIALIZZAZIONE RICHIEDE
LA PARTECIPAZIONE DEL “GENIO” DEI POPOLI
Prof. Honorat Aguessy
Presidente dell’Osservatorio Panafricano della Società Civile “ OPASOCLE”
Presidente del Centro Internazionale dell’Indicametria “CIDI”
Direttore del Laboratorio di Sociologia, Antropologia e di Studi Africani a Cotonou (Benin) Coordinatore e fondatore dell’Istituto di sviluppo e di scambio endogeni “IDEE”
Presidente del Centre d’Education à distance
Professore Aguessy ci fornirà la propria visione sullo sviluppo dei paesi africani nei processi di mondializzazione e sulle modalità di gestione delle istituzioni internazionali FMI la Banca Mondiale e L’OMC.
Una Globalizzazione a senso unico che risponde solo alle esigenze dei paesi industrializzati e non dei paesi poveri del mondo, non per la qualità dell’ambiente a livello globale ne per accrescere l’istruzione.
Aguessy nei suoi lavori scientifici e nel suo lavoro politico ha denunciato il fatto che la mondializzazione neo liberale non è una fatalità inevitabile e che un’altra prospettiva non solo è possibile ma necessaria. Questa è la prospettiva dell’”economia plurale” . una prospettiva antropologica ed ecologica che rappresenti una alternativa all’economia di mercato ultraliberale, che per esempio, in Africa mette sotto gli occhi di tutti i propri effetti (Guerre, carestie, mancanza di sviluppo tecnologico ed economico, crescita inarrestabile della diaspora verso l’occidente).

Prof. Moustapha Diabaté
Economista,Sociologo,Docente di Economia presso l’Università di Bouaké (Costa d’Avorio) Inventore dell’Indicametria, l’indicametria scienza della globalità

L’indicametria: è un metodo di scienza interdisciplinare che integra sia indicatori oggettivi classici e indicatori soggettivi inediti molto legati alla realtà africana tenendo conto di elementi visibili e d elementi “invisibili” e del loro impatto sullo sviluppo e sulla vita umana.
L’indicametria eleva l’”irrazionalità” al rango della razionalità per la spiegazione dei fenomeni sociali ed economici mettendo al centro dell’analisi il concetto di “SVILUPPO CAPACITARIO” ovvero il processo di ricostruzione della trasformazione dell’arcaico in moderno e del moderno in eccellenza per tutti. L’indicametria si pone l’obiettivo di elaborare strategie di sviluppo più operative sviluppando strumenti scientifici in grado di cogliere l’essenza della realtà africana che è diversa da quella occidentale nel permanere di elementi “premoderni”.

Che cosa è l’Indicametria ? La vita degli uomini e delle società dalla notte dei tempi ha messo in evidenza carenze o talenti, competenze o debolezze, vantaggi o svantaggi, virtù, pregi o difetti che l’intelligenza umana si è sempre sforzata di spiegare o di migliorare basandosi su considerazioni che, se sfuggono al caso, ubbidiscono a una razionalità epistemologica incapace di prendere in considerazione nello stesso tempo l’invisibile e il visibile, il fenomeno e il noumeno, il fuori e il dentro o in altre parole l’estrinseco e l’intrinseco.
Tutto ciò che esiste come essere, cosa o fenomeno, ubbidisce alla legge della circolazione delle energie che agisce in modo visibile o invisibile. Perciò possiamo dire che nel mondo concreto come nel mondo astratto tutto ciò che ha un nome è dominato da un insieme di energie che ne rendono possibile la manifestazione.
Dunque conoscere una cosa significa conoscere tutte le energie visibili e invisibili che essa regola e che ne determinano l’esistenza. Per questo OMRAAM Mikhavanhov ha ragione di affermare che « l’errore degli scienziati non è quello di studiare la materia, ma di studiarla soltanto nei suoi aspetti più grossolani. La materia non esiste soltanto sul piano fisico, ma anche su quello eterico, astrale ,mentale» Sforzandosi di spiegare e conoscere la materia nella sua espressione piattamente fenomenale e grossolana, la maggior parte degli scienziati hanno toccato solo una parte della verità . cosa che si spiegano le molte incertezze, i vari ripensamenti, le difficoltà di adattamento espresse attraverso i numerosi e talvolta spiacevoli disagi e gli effetti che creano a vari livelli (Umano-Sociale-Ambientale) ecc.
le numerose applicazioni delle scoperte scientifiche e tecnologiche anche se hanno contribuito a quello che noi oggi chiamiamo sviluppo a torto o a ragione.
L’Indicametria con il suo approccio olistico ha risituato il dibattito scientifico e tecnico sulla conoscenza e lo sviluppo dell’Uomo, della Società e dell’Ambiente. E’ la scienza della globalità che in modo razionale e preciso, può determinare, categorizzare, dosare e misurare tutte le energie e le potenzialità di tutto ciò che porta un nome e, con consigli e osservazioni, proporre correzioni o rimedi per un migliore sfruttamento delle capacità , l’ incentrata sull’uomo e risolutamente rivolta verso DIO, essa rappresenta un nuovo concetto di ragionamento logico. Dispone di una metodologia particolare e di termini che le sono propri.
Ecco la definizione di alcuni termini
1) Approccio Indicametrico : Nuova metodologia dello sviluppo che dispone di strumenti nuovi, inediti e più efficaci. L’approccio indicametrico raccommanda in primo luogo cinquanta sei (56) direzioni di ricerca. Essa integra gli altri approcci che sono settoriali o parziali. Essa completa l’apporto delle scienze e evita la dicotomia tra di essa. E’ un’analisi globalizzante che studia allo stesso tempo l’Uomo e il suo prodotto (produzione) e non soltanto il prodotto (Prodotto Interno Lordo, Prodotto Nazionale Lordo)
2) Sviluppo capacitario : Sistema di pensieri e di azioni costruttive che permettono lo sfruttamento dell’energia capacitaria propria di ogni individuo e di ogni comunità . Prende insieme il quantitativo (crescità economica) e il qualitativo (trasformazione creativa e rispetto dei valori) in modo che una popolazione sia in grado di farsi carico di se stessa raggiungendo il massimo della sua copertura dignitaria. Sottolinea i limiti degli altri concetti di sviluppo duraturo, sviluppo locale, sviluppo umano. E’ dunque uno sviluppo interno e creatore che permette a ognuno e a tutti, qualunque siano le loro condizioni dell’esistenza, di stabilire lo schema del proprio sviluppo individuale e collettivo in rapporto con il mondo finito nell’infinito, e ciò, in un processo di mondializzazione carico di libertà e di benessere per tutti. Questo processo globale libera le energie creative intrinseche e i sistemi capacitari dei popoli in vista di un migliore sfruttamento delle risorse, della loro ripartizione equilibrata e equa.
3) Energia capacitaria intrinseca : In confronto alle altre forme di energia, è un’energia umana fondata sulla capacità chiamata SEBAYADJI in Malinka Bambara e Mana in Asia. E’ la volontà di produrre azioni benefiche sulla comunità . E’ la scienza delle scienze indicative, della globalità universale e della modellizzazione globale dello sviluppo (MGD). Essa comprende l’insieme dei parametri di una realtà psicosocio-antropologica, umana e economica grazie ai suoi numerosi strumenti inediti dalla gradazione del microsoma (infinitamente piccolo) verso il macrosoma (infinitamente grande). Essa parte da due domande essenziali per risolvere tutti i problemi sulla base dei dati, cioè il QUANTO ? per l’immediato e il COME ? per il futuro. Il suo inventore è il professor Moustapha DIABATE.
4) Indicametria del cervello : Elaborazione di strumenti di ogni genere indispensabili alla conoscenza profonda dell’uomo, della sua comunità e del suo ambiente generale, spaziale e globale. Nell’indicametria, il cervello, a differenza degli altri campi, è il motore dello sviluppo.
5) Moneta umana : Valore del danaro che serve allo sviluppo dell’uomo e della sua comunità . La moneta umana mira allo sradicamento della miseria, della povertà e del mal sviluppo attraverso la partecipazione degli individui e rispettando i loro diritti fondamentali. La moneta umana è legata allo sviluppo umano. Essa implica la conoscenza dei legami tra l’economia, le strutture sociali e i bisogni reali delle popolazioni. Lo sviluppo umano significa per ognuno il desiderio di apportare delle soluzioni ai problemi dell’altro e di assicurare a tutti le 7 coperture del corpo e dello spirito umano, cioè nutrire, curare, abitare, vestire, educare, trasportare l’essere umano e rispettarne i diritti. L’umanizzazione della moneta è fondata sulla solidarietà che opera tra « les biens pourvus /i beni forniti » e i « meno favoriti ». Essa libera gli schiavi finanziari. La finalità all’elevazione umana universale.
6) Sistema capacitario : E’ l’insieme delle capacità identificate e misurate dall’Indicametria tra cui si evidenziano 7 profili (umano, scientifico, tecnico-tecnologico, economico, sociale, culturale, e spirituale) dell’essere umano, connessi agli otto spazi indicametrici (locale, sub-nazionale, nazionale, sub-regionale, regionale, internazionale, mondiale e invisibile) al fine di conoscere l’energia capacitaria intrinseca dell’uomo per operare e gestire uno sviluppo capacitario a favore della sua comunità . Il sistema comprende dei creativi autonomi (1,3,5,7) e dei generativi autonomi (2,4,6). Le sette cifre (1,2,3,4,5,6,7) sono delle potenze che emettono messaggi in favore dell’energia capacitaria intrinseca.
7) Y : rappresentazione di due insiemi, di due mondi : Il mondo finito e il mondo infinito, il materiale e l’immateriale, il visibile e l’invisibile, l’opposizione apparente dei gruppi, l’infrastruttura e la superstruttura, il diritto e il rovescio, il trasparente e il non-trasparente. La moneta umana non può essere emessa dal sistema bancario attuale ma da una banca dei valori umani che utilizza nel contempo gli indicatori oggettivi e soggettivi messi a punto dall’Indicametria.

martedì, maggio 08, 2007

"La fatica di essere sè stessi" di Simonetta Aresu

La fatica di essere sè stessi

"Stamattina mi sono alzata tardissimo..Ieri notte non riuscivo a prendere sonno, perchè mille pensieri, mille riflessioni inceppavano la mia mente...Seguivo da lontano un uomo saggio,che narrava la sua vita,le sue esperienze..E quello che era diventato alla fine di questi innumerevoli viaggi e la sua rinuncia, felice, serena, all'uomo che era stato in passato...Ma questo, insieme ad altre immagini, mi hanno riportato inevitabilmentealla mia di esistenza e alla considerazione che ho di me stessa....Anche io ho attraversato mille e mille sentieri, tortuosi, lineari, in salita, in discesama ancora adesso mi pongo domande:c'è ancora della strada da fare?Spesso mi confronto con gli altri e mi sento di non essere in grado di reggere..Mi sento fuori luogo ma poi perchè?Siamo così diversi eppure così uguali a noi stessi e agli altri.
E allora perchè questo imbarazzo, quasi paura di mostrarsi per quello che siamo, in disaccordo, in accordo, senza un opinione..Perchè è così faticoso essere se stessi? Forse perchè siamo bombardati da informazioni in dissonanza tra loroche ci troviamo un pò alla deriva e rischiamo ogni giorno di più di ritrovarci alla derivae sempre più sentiamo il bisogno di uniformarci alla massa per non sentirci soli. Forse è questa la vera risposta:la solitudine che ci divora anche in mezzo ad una folla..Il vero flagello dell'essere umano è la solitudine dell'anima ed è per questo che non vogliamo mostrarci per quello che siamo."

domenica, maggio 06, 2007

Q4

Redazione multiculturale
PENSIERI PER UNA TERRA LONTANA
COSA PUO’ FARE LA POLITICA PER ACCORCIARE LE DISTANZE


La redazione multiculturale del progetto ‘Citizen Journalism’, con base a ‘Stazione di Confine’, continua a proporre i suoi materiali di riflessione dall’interno sulla condizione dell’immigrazione. In questa occasione ci presenta anche un importante progetto per la diffusione dei temi del consumo critico.


Comuni pensieri. Come me ci sono migliaia e migliaia le persone in giro per il mondo. Persone che hanno dovuto lasciare la propria terra per andare altrove. Dove di definitivo non c’è niente, dove ci troviamo con mille dubbi ogni volta che ci voltiamo e pensiamo a quello che abbiamo lasciato: gli affetti, le persone care, i ricordi ….
Comunque, andiamo avanti e continuiamo a sperare in un futuro migliore per noi e per i nostri concittadini che sono rimasti là, per amore o per forza. Andiamo avanti e immaginiamo un futuro in cui spostarsi e immigrare sarà soprattutto una scelta di vita e non una costrizione.
Comuni pensieri che ci legano ovunque ci troviamo, in qualsiasi parte del mondo. Quel filo che ci fa sentire vicino alla nostra terra e che ci fa emozionare ogni volta che qualcuno parla di una terra lontana…

Politiche per l’immigrazione. Integrazione degli immigrati, diritto al voto per gli immigrati, acquisizione della cittadinanza italiana. Questioni che hanno bisogno di soluzioni concrete. Tra leggi, decreti e labirinti senza fine della politica e soluzioni concrete la strada sembra lunga. Ma quello che bisogna veramente cambiare sono le azioni governative sulle politiche immigratorie. Una politica sociale orientata non solo agli immigrati ma anche ai cittadini italiani.
Se le politiche d’accoglienza si occupano giustamente d’integrazione degli stranieri, le nuove politiche devono occuparsi anche d’interazione in modo da promuovere il dialogo e lo scambio reciproco. Come spiega bene questa citazione tratta da ‘Osservazioni e proposte sulle politiche per l’immigrazione’ del CNEL: “L’orientamento italiano, nella parte relativa alle politiche migratorie di inserimento sociale, si ispira ad un modello d’integrazione che né pretende assimilazione degli immigrati né si limita a promuovere la tolleranza multiculturale, codificando la loro diversità.” Questo osservazione conferma il bisogno di ricostruire nuove politiche, modificando normative che non favoriscono regolarità, legalità e dignità della persona.
Questo fa sì che la partecipazione degli immigrati, sia nella vita sociale economica che in quella politica, diventi importante; nello stesso tempo il coinvolgimento degli immigrati nel dibattito anche politico sarà lo specchio di una vera democrazia.

Per la redazione multiculturale “Citizen Journalism” Ghissu, Lejda
Blog http://www.giornalismocittadino.blogspot.com/
E – Mail citizenjournalism@yahoo.it

martedì, maggio 01, 2007

ARTE. …DI POESIA IN MATERIA…di Linda

MOSTRA DI LILIANA CIKA COSTURI

Il buio nasconde una schiavitù senza faccia, stato ed identità ma anche noi abbiamo un’ anima, aiutateci…! E’ questo il messaggio di una delle più belle opere esposte in una mostra nella città d’arte di San Gimignano dalla scultrice Liliana Cika Kosturi.
Nasce a Tirana nel 1953 e nella stessa città si laurea in Scultura Monumentale nel 1976 all’Accademia delle Belle Arti. Partecipa a tutte le esposizioni che si tengono in Albania. Nel 1993 prende parte alla Rassegna di Bari e nel 1994 partecipa alla Rassegna del Mediterraneo di Brindisi e Ostuni. Nel 1996 le sue opere sono presenti alla Rassegna della Macedonia. Nell’ottobre del 2001 espone alla Rocca di Castellina in Chianti; a fine dicembre 2001 partecipa alla collettiva a premio della saletta Lo Scrigno di Sopra ottenendo il 3° premio. Nel febbraio 2002 è alla Rassegna di arte contemporanea Carnevale e Capodanno Fiorentino che si tiene a Firenze. Nel novembre 2002 viene premiata all’ Accademia Gli Etruschi di Grosseto. Nel dicembre 2002 ottiene il primo premio al concorso nazionale Natale Vada. Nel 2003, in aprile riceve il primo premio al Premio Italia nel Palazzo Pretorio a Certaldo ecc.
Mi fermo qui perché la nostra scultrice ha un’attività artistica molto ricca e come dice il grande scultore Giuseppe Calonaci – “Questa donna non solo è brava, modesta ma ha delle qualità straordinarie nella sterizazione delle forme”.
Liliana Cika Kosturi questa volta ci propone oltre 25 opere come: Boccaccio e Certaldo, Balli d’altri tempi, Danzatrice, Primavera, Donna in costume, Ballerina folcloristica, Messaggio ecc. La realizzazione delle opere si compie attraverso la pietra duttile al marmo, dalla creta al legno, dal gesso al bronzo...ecco come risponde la nostra scultrice ad alcune domande.
- Cosa esprime lei tramite i suoi lavori?Ogni mia opera ha un significato,è carica di emozioni, trasmetteciò che io sento e che ho accumulato per un periodo di tempo, fino alla realizzazione di ognuna di esse. Il loro messaggio è forte e chiaro per tutti.
- Lei ha partecipato in tante attività e mostre, è stata anche premiata, come stanno le sue opere insieme a quelle dei colleghi italiani?Si,ho partecipato a diverse mostre insieme ad altri artisti (colleghi) ed ho realizzato due personali mostre in Italia. Ho vinto anche diversi premi.La mia arte è stata identificata da molti critici (i quali hanno scritto molto su questo argomento) per la sua particolare naturalezza ed originalità.
- Le piaccerebbe aprire una mostra anche in Albania, Le manca il suo paese?Le mie radici sono in Albania, è lì che sono nata e cresciuta come artista. Spero che un giorno non molto lontano di aprire una mostra anche in Albania dove ci sono i miei amici, parenti, i docenti dell'università insieme ai nostri critici, e dove si potrà parlare nella lingua madre sull’arte.
- La donna la vedo tanto nelle sue opere,è vero?La figura della donna mi ha sempre affascinata, è stata la mia musa ispiratrice. La donna rappresenta forza, bellezza,la donna è la vita e le sue forme morbidi,la sua plastica sono quelle che mi ispirano.
- Il motivo folclorico si trova altrettanto nei suoi lavori?Il motivo folcloristico con la ricchezza delle sue forme e la variazione dei colori mi hanno sempre affascinata, mi hanno ispirato i costumi delle ragazze albanesi ed ho cercato di esprimerli nella forma e plastica. Il motivo folcloristico è parte della mia vita e penso che mi accompagnerà sempre nel mondo dell'arte.
- Come si è trovata qui in Italia e come ha fatto arrivare fino qui?Niente è facile nella vita specialmente per noi artisti. Bisogna sempre essere con i piedi per terra, non crearsi illusioni perché ogni cosa richiede tanta forza e volontà. E’ necessario trovare la strada giusta per poter realizzare tutti gli obiettivi prefissati, ci vuole tanto lavoro e pazienza, ma sopratutto determinazione per arrivare sempre più in alto. E’ cosi che sono riuscita ad arrivare dove sono ora.
- C'è un consiglio che lei può dare per gli artisti stranieri qui?In Toscana ci sono tanti artisti stranieri di tutti i generi dell'arte, desidero con tutto il cuore che questi artisti possano trovare il modo e la forza per dimostrare il proprio talento. Devono cercare di esprimere tutto quello che hanno dentro il cuore tramite l'arte,è cosi che l'artista non muore mai.
- C'è qualcuno che voleva ringraziareSono molte le persone da ringraziare. La mia famiglia che è sempre stata pronta ad appoggiarmi in ogni mia iniziativa con grandi sacrifici.Le mie amiche che mia hanno sempre incoraggiata ad andare avanti,il mio datore di lavoro che mi ha creato lo spazio necessario per lavorare e realizzare le mie opere, ed infine me stessa che mi ritengo molto tenace nel non molare mai. Senza l'aiuto e il supporto di tutte queste persone non sarei arrivata fino a dove sono ora.

venerdì, aprile 13, 2007

Q4

Giornalismo multiculturale
LE PAROLE CHE FANNO MALE

Prosegue la collaborazione al giornale della redazione multiculturale che si è costituita, al termine di un interessante percorso formativo, presso il centro ‘Stazione di Confine’.

Extracomunitario’ significa ‘non appartenente alla comunità europea’ e quindi solo i cittadini dei 25 paesi della comunità europea si possono chiamare ‘comunitari’. Al resto del pianeta tocca la qualifica di ‘non comunitari’ o ‘extracomunitari’. La domanda è: perché chiamare solo alcuni “extracomunitari” e tutti gli altri identificarli con il nome del paese di origine? E’ possibile che l’utilizzo di questa strategia del linguaggio faccia aumentare gli ascolti e le vendite? Potrebbe essere una caccia alle notizie come nei recenti fatti di cronaca puntando il dito su chi, per sua sfortuna, appartiene appunto a quei paesi i cui cittadini vengono chiamati ‘extracomunitari’? Non so quale è la risposta giusta, ma so soltanto che esiste un’etica del linguaggio che impone di scegliere ed usare le parole uguali per tutti. Dare un peso alle parole che pronunciamo, essere consapevoli del fatto che sono proprio le parole la porta principale della conoscenza dell’altro, può aiutarci a non commettere l’errore di usare le parole che possono essere la causa per allontanare le persone. Bisogna saper fare un uso moderato del linguaggio e valutare quanto può pesare o ferire la sensibilità altrui. Il lessico identifica l’individuo ed è un parametro, quasi lo specchio, di quale educazione abbiamo ricevuto. Le parole posseggono una grande forza e diventano un macigno quando sono usate a sproposito soprattutto da coloro che rivestono incarichi istituzionali perché potrebbero essere interpretate come incitamento alla xenofobia.
Cosa possiamo fare noi invece, intendo noi come ‘cittadini stranieri’, per far cambiare le cose ed essere il punto di partenza di un pensiero che sia positivo ed innovativo, che aiuti a costruire nuovi codici di convivenza civile? Le parole possono dividere o avvicinare le persone, le comunità e tante volte riescono a far cambiare punto di vista, anche quello che fino al giorno prima sembrava irremovibile.
Servono degli spazi d’incontro, dove il ‘diverso’ venga riconosciuto nella sua pari dignità di essere umano, dove ci sia un confronto reale tra i ‘diversi’, dove sia possibile far nascere un sentimento in comune, una sottile e solida sintonia...

Per la redazione multiculturale “Citizen Journalism” Ghissu, Lejda, Kassamba

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Febbraio 2007




Giornalismo multiculturale

‘STRANIERO’: ECCO COME UNA PAROLA
PUO’ FAR MALE


La redazione multiculturale, che si è costituita presso il centro ‘Stazione di Confine’, prosegue il suo viaggio-inchiesta attraverso le parole e le profonde ferite che con esse si possono infliggere.


UNA CONVERSAZIONE SUL BUS


Per arrivare a Stazione di Confine dal centro prendevo due volte a settimana il bus 26. Quel giovedì pomeriggio mi sono trovata nel mezzo di due signore sedute e due uomini in piedi alle mie spalle. Durante quel percorso con l’autobus, tra il traffico e i lavori in corso, c’è tempo di leggere, di chiacchierare, fare politica, ma anche prendersela con gli altri.
“Troppi stranieri sono a Firenze”. “Eh, sì. Fiorentini non ci sono più”. “Io non sono fiorentina, sono francese, ma sono da moltissimi anni a Firenze, e per me cosi non va bene per niente”.
È iniziato cosi la chiacchierata tra le due signore e la signora francese-fiorentina, che era più arrabbiata degli altri.
“In caserma non li tengono neanche una notte, se fanno qualcosa. Per i nostri ragazzi la fanno lunga se li beccano a fumare uno spinello mentre loro fanno di tutto”. “Si, hai ragione -interviene uno degli uomini alle mie spalle- e chi paga alla fine, siamo sempre noi”. “Ho un banco al mercato -si butta il secondo uomo- e intorno ho solo stranieri. Non riesco a capire tutto questo”.
Il mio aspetto non gli fa capire che sono straniera anche io e così parlavano “tranquilli” dicendo di tutto su questi ‘stranieri’. Io sentivo. Volevo tanto parlare, ma non mi piacciono le discussioni in pubblico, su questo argomento in particolar modo. Con me stessa dicevo: “Nessuno di questi può capire perché siamo qui. Nessuno di questi può capire quanto è difficile lasciare la tua terra, la tua casa. E non solo. Molti di noi hanno lasciato di più. Hanno lasciato i loro sogni, la loro gioventù, una parte della loro vita”.
E mi domandavo: “Sarà mai possibile cambiare la mentalità della gente su di noi?!”


LE NUOVE IMMIGRAZIONI: CERVELLI IN FUGA


La parola immigrazione esiste dai tempi dei tempi…Ci viene in mente la storia. La storia passata e quella recente. Le navi strapiene di persone con la voglia di attraversare mari e oceani e arrivare alla meta: il sogno di una vita migliore.
Con i tempi moderni e con la globalizzazione la parola immigrazione prende una forma e un significato diverso. Non si tratta solo di famiglie che aspettano il ricongiungimento, neanche di quelle ricongiunte che ormai hanno lasciato dietro la fame e la paura e che si sforzano di avere una vita dignitosa per sè e per i figli.
Si tratta di persone con un livello professionale e di istruzione alto, di persone che sono state definite come “cervelli in fuga dalle loro terre”.
La domanda è: chi sono e dove vanno, da dove arrivano e sopratutto perchè lo fanno?
Sono persone già qualificate nel loro campo professionale e dunque non se ne vanno certo di buon grado dal loro paese d'origine, se non costrette (le ragioni sono tante). Quello che loro aspettano dal paese che li accoglie è che quest’ultimo gli possa offrire pari opportunità e pari possibilità di mettersi alla prova.
A questo proposito, ci sono nazioni e governi che stanno promuovendo una politica sociale che favorisce questo “arrivo dei cervelli in fuga”, facendo così anche il loro stesso interesse. E l’Italia? Non sarà il momento di pensare ad una politica legislativa e sociale differente, indirizzata a questo tipo d’immigrazione?

Per la redazione multiculturale “Citizen Journalism” Ghissu, Lejda, Kassamba

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Marzo 2007



Redazione Multiculturale


L’IMPORTANZA DI UN GIORNALISMO
NON PROFESSIONALE


Il giornalismo ormai non è più un monopolio esclusivo dei professionisti, spesso legati alla proprietà da vincoli di dipendenza politica. Il giornalismo civico o partecipativo ha coinvolto tutti.
Il giornalismo cittadino tenta di creare una reale comunicazione tra vita pubblica attiva del cittadino e l’istituzione, condivide le proprie informazioni e osservazioni, commenta dal suo punto di vista e riporta quello che incontra nel quotidiano. Possiamo costruire cosi un’idea sulla democrazia nell’informazione.
La società italiana è in cambiamento continuo per quanto riguarda la sua composizione demografica. Secondo il XII Rapporto sulla Migrazione della Fondazione ISMU, gli stranieri, irregolari compresi, sono a quota quattro milioni. Questo numero rappresenta quasi il 7% della popolazione. In Toscana, gli stranieri (irregolari non compresi) raggiungono la quota dell’8,7% della popolazione residente. Una presenza che fa parte nella quotidianità del territorio, una realtà che ha bisogno di comunicare e di essere informata.
Più di 29 testate giornalistiche gestite da immigranti, 46 gestite da italiani con diretto coinvolgimento di immigranti. In 16 lingue, su carta o web, informazioni di servizio. Decine e decine di programmi radiofonici multilingue e molti altri numeri. Questo è il panorama che si presenta da un rapporto annuale dell’Osservatorio permanente sui Media Multiculturali.
Far sentire questa voce è uno strumento che apre un nuovo mondo al giornalismo, il mondo delle esigenze e delle idee dei nuovi cittadini. Sarà importante che questo spazio di libertà di opinione promuova la diversità come conoscenza e ricchezza. Sarà importante che promuova la diversità come interazione, non solo a riguardo del binomio autoctono-immigrato, ma anche del rapporto immigrato-immigrato.
Cosi, l’esclusione sociale lascerà posto all’integrazione e l’assimilazione all’interazione culturale.

POPOLI E PERSONE INVISIBILI


In occasione dell’evento “Africa in marcia”, svoltosi lo scorso novembre nell’Aula Magna dell’Università di Firenze, il professor Diabatè parlava di due categorie di popoli: ‘visibili’ e ‘invisibili’. Parlava di un’intera nazione che può diventare invisibile a tutte le altre. Anche all’interno della società può succedere che le cose vadano nello stesso modo. C’è chi fa di tutto per essere al centro d’attenzione, sfruttando strumenti tradizionali (bellezza, denaro) oppure delle tecniche ben più rudi, come quella di usare delle parole specifiche per sminuire ed offendere le persone. Parole usate come gioco dai compagni di classe “guardati sembri un’albanese…e tu negro, …sembri un marocchino”.
Ma la cosa sconcertante è che nonostante il disaccordo con questo tipo di linguaggio, manca il coraggio di contraddire, oppure c’è la paura di essere esclusi. In fondo, quella gente di cui ci si prende gioco forse appartiene proprio a quei popoli che il professore chiamava “invisibili”…

Per la redazione multiculturale “Citizen Journalism” Lejda, Ghissu, Kassamba

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Aprile 2007