Dal Perù tra i malati terminali.
Con pazienza e tenerezza per aiutarli negli ultimi momenti.
Lina è una donna immigrata che vive e lavora in Italia da 11 anni.
È operatore socio – sanitario nella struttura di Montedomini a Firenze, aiuta i malati terminali.
Una donna forte molto legata al suo lavoro.
- Sono molto curiosa di sapere come ti senti incontrando tutti i giorni dei malati “senza speranze”.
- Con l’esperienza ho imparato ad aiutare loro e a vivere serenamente anche io questi momenti. L’unico modo per dare loro sollievo è quello di avere molta pazienza e dimostrare altre tanto tenerezza. Non è facile far capire loro che non sono da soli.
- Da soli?! In che senso?
- Soli, perché nella fase finale a loro manca l’assistenza continua. Sono assistiti solo dai famigliari, qualche servizio volontario, l’operatore o l’infermiera per quello che è il loro servizio. L’altra parte della giornata e della note loro sono da soli. Manca un servizio disponibile 24 ore su 24.
- Che lavoro hai fatto prima di arrivare in Italia?
- Mi sono laureata in ostetricia.
- In Italia non è stata riconosciuta la tua laurea?
- No. Dopo tanti tentativi ho deciso di seguire un corso di specializzazione per avere una diploma in operatore socio- sanitario.
- Come hai deciso di lavorare con i malati terminali?
- Ho avuto un’esperienza simile in Perù. Dopo il corso ho cercato di fare il tirocinio nel reparto Oncologico dell’Ospedale di Prato.
- Come funzionano questi servizi in Perù?
- Nella sanità peruviana non esiste questo servizio. Chi ha i soldi può arrivare alle cure, gli altri sono completamente abbandonati.
(l'intervista di Lejda a Lina il 22/06/2006)
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