martedì, giugno 27, 2006

Dal Perù tra i malati terminali.

Con pazienza e tenerezza per aiutarli negli ultimi momenti.


Lina è una donna immigrata che vive e lavora in Italia da 11 anni.
È operatore socio – sanitario nella struttura di Montedomini a Firenze, aiuta i malati terminali.
Una donna forte molto legata al suo lavoro.

- Sono molto curiosa di sapere come ti senti incontrando tutti i giorni dei malati “senza speranze”.
- Con l’esperienza ho imparato ad aiutare loro e a vivere serenamente anche io questi momenti. L’unico modo per dare loro sollievo è quello di avere molta pazienza e dimostrare altre tanto tenerezza. Non è facile far capire loro che non sono da soli.

- Da soli?! In che senso?
- Soli, perché nella fase finale a loro manca l’assistenza continua. Sono assistiti solo dai famigliari, qualche servizio volontario, l’operatore o l’infermiera per quello che è il loro servizio. L’altra parte della giornata e della note loro sono da soli. Manca un servizio disponibile 24 ore su 24.

- Che lavoro hai fatto prima di arrivare in Italia?
- Mi sono laureata in ostetricia.

- In Italia non è stata riconosciuta la tua laurea?
- No. Dopo tanti tentativi ho deciso di seguire un corso di specializzazione per avere una diploma in operatore socio- sanitario.

- Come hai deciso di lavorare con i malati terminali?
- Ho avuto un’esperienza simile in Perù. Dopo il corso ho cercato di fare il tirocinio nel reparto Oncologico dell’Ospedale di Prato.

- Come funzionano questi servizi in Perù?
- Nella sanità peruviana non esiste questo servizio. Chi ha i soldi può arrivare alle cure, gli altri sono completamente abbandonati.


(l'intervista di Lejda a Lina il 22/06/2006)