martedì, giugno 27, 2006

DALLA ALBANIA AL ITALIA

Lejda risiede in Mugello da 9 anni. È di nazionalità albanese,lavora come
facilitatore linguistico - culturale. Lei parla sempre per il suo paese, per la storia d’Albania, la storia passata e quella presente.

-Come ti trovi in Italia?
Abbastanza bene, pero il mio cuore sempre ricorda Albania, bisogna avere molta pazienza.
-Perché?
La famiglia. Non è facile ricominciare da zero, tutto quello che hai fatto prima non ha valori
-Come mai avete deciso di venire?
Per ragioni molte delicate, siamo stati obbligati.
-Che è successo?
No me la sento parlare.
-Sei sposata?
Si, da 14 anni siamo stati fidanzati lungi tempi prima del matrimonio.
- Avete bambini?
Due bambini, una femmina e un maschio, nati in Albania.
-Perché sei tornata per partorire la bambina in Albania?
Per una scelta propria nostra.
-Questi bambini parlano due lingue?
A casa parlano albanese, a scuola imparano il italiano, ogni anno gli portiamo nel nostro paese
per farle conoscere la nostra cultura. Sono bambini bilingue.
-No sapendo niente della politica albanese, mi poi raccontare qualcosa?
Per 50 anni l’Albania è stata governata dalla dittatura comunista. Siamo stati separati dal mondo intero. La democrazia è venuta con la caduta del muro di Berlino.
-Ora con la democrazia che cosa è cambiata?
Qualcosa in meglio, però manca lo sviluppo e la crescita dell’economia. Mancano le grande imprese e soprattutto le leggi che devono tutelarli. Vuol dire che manca il lavoro. Per questo gli albanesi lasciano il loro paese.



(l'intervista di Lina a Lejda il 22/06/2006)

Dal Perù tra i malati terminali.

Con pazienza e tenerezza per aiutarli negli ultimi momenti.


Lina è una donna immigrata che vive e lavora in Italia da 11 anni.
È operatore socio – sanitario nella struttura di Montedomini a Firenze, aiuta i malati terminali.
Una donna forte molto legata al suo lavoro.

- Sono molto curiosa di sapere come ti senti incontrando tutti i giorni dei malati “senza speranze”.
- Con l’esperienza ho imparato ad aiutare loro e a vivere serenamente anche io questi momenti. L’unico modo per dare loro sollievo è quello di avere molta pazienza e dimostrare altre tanto tenerezza. Non è facile far capire loro che non sono da soli.

- Da soli?! In che senso?
- Soli, perché nella fase finale a loro manca l’assistenza continua. Sono assistiti solo dai famigliari, qualche servizio volontario, l’operatore o l’infermiera per quello che è il loro servizio. L’altra parte della giornata e della note loro sono da soli. Manca un servizio disponibile 24 ore su 24.

- Che lavoro hai fatto prima di arrivare in Italia?
- Mi sono laureata in ostetricia.

- In Italia non è stata riconosciuta la tua laurea?
- No. Dopo tanti tentativi ho deciso di seguire un corso di specializzazione per avere una diploma in operatore socio- sanitario.

- Come hai deciso di lavorare con i malati terminali?
- Ho avuto un’esperienza simile in Perù. Dopo il corso ho cercato di fare il tirocinio nel reparto Oncologico dell’Ospedale di Prato.

- Come funzionano questi servizi in Perù?
- Nella sanità peruviana non esiste questo servizio. Chi ha i soldi può arrivare alle cure, gli altri sono completamente abbandonati.


(l'intervista di Lejda a Lina il 22/06/2006)

giovedì, giugno 22, 2006

Il Nome e la sua Importanza

Intervista a Ghissu da Kassamba

Q: Da che parte del mondo Lei viene?
R: Ah! S’incomincia dalle radici?
[Intervistatore:si.]
R: Io vengo dall’Asia, di preciso dall’Iran.
Q: Come si chiama lei?
R: Mi chiamo Ghissu.
Q: Cosa significherebbe?
R: Vorrebbe dire cappelli lunghi, ed è una parola spesso usata nelle poesie, e non si usa mai nel linguaggio corrente.
Q: Iran,cosa significa?
R: Non ne ho la certezza, ma probabilmente deriva da una parola che fa riferimento alla radice del mio popolo.
Q: E un toponimo….
[Intervistata:cosa vuol dire toponimo?]
[Intervistatore:deriva dal Greco,”Topos” ossia il luogo inteso come spazio geografico. Quindi il Nome fa parte di una scienza detta “Antroponomia” (viene dal greco Antropos ossia uomo ed onuma che significa nome….)
Q: Da voi tutti i nomi hanno un significato?
R: Direi di si .
Q: Ma lei pensa che questo abitudine culturale valga per tutto il mondo?
R: Io penso che nella maggior parte dell’Asia sia cosi, come in Giappone, in Cina, India.
E nel caso dell’Iran che ha una storia lunghissima di civiltà…
Quando si mette nome ad una persona, costui, se lo porta dietro per tutta la vita ed incide sul suo percorso individuale.

[Intervistatore: Grazie a lei per la sua disponibilità e la sua onesta intellettuale. Le faccio notare che è cosi anche in Africa, mi spiego: il nome del “bantu” assume un significato ed un significante. Il nome è un sintagma onomastico che identifica il soggetto umano, lo riporta in riferimento alla sua genealogia ed al suo luogo di appartenenza socio-culturale.]

giovedì, giugno 15, 2006

Le comuni del nuovo millennio

KARIMA ISD, MATTHIEU LIEATERT*

BO-90: questa sigla un po' misteriosa è il nome di una delle centinaia di «co-residenze elettive» (cohousing) diffuse in Danimarca. Un fenomeno interessante nato come reazione all'invivibilità urbana: si tratta di comunità residenziali con un buon numero di servizi condivisi. Il cohousing nasce in Scandinavia negli anni Sessanta e oggi è diffuso soprattutto in Danimarca, Svezia, Olanda, Gran Bretagna, Usa, Canada, Australia, Giappone. E il vento della comunità urbana soffia anche sull'Italia: i 3 primi contratti di cohousing italiani si firmano a Milano in questi giorni.

Alcune curiosità sui costumi sessuali in Africa e dintorni. Di Sankaniri

Il culto del serpente è diffuso in tutto il paese. Esistono in particolare associazioni femminili votate al culto del pitone. Le fanciulle che vi fanno parte, si può dire che vivono assieme ai serpenti con i quali spartiscono anche il giaciglio, dormendo spesso avvinghiate ad essi...

E' nata la prima redazione multietnica fiorentina. Di Manuela Kalivaci



E' nata la prima redazione multietnica fiorentina. L'iniziativa è dell'associazione culturale Eurotrain di Firenze che ha avviato il progetto "Citizen Journalism". Si tratta di un percorso formativo sul giornalismo di base al quale partecipano giovani delle varie comunità presenti in Toscana. Della redazione fanno difatti parte quindici giornalisti stranieri, provenienti da Albania, Polonia, Congo, Belgio,
Benin, Perù, Brasile, Iran, Guinea, Colombia. A fine corso la redazione realizzerà un notiziario on-line con articoli di interesse per tutti i cittadini.

Io clandestino a Lampedusa. Segnalato da Ayda Mansuri

Ripescato in mare e rinchiuso nel centro di permanenza temporanea, l’inviato dell’espresso Fabrizio Gatti ha vissuto una settimana con gli immigrati in condizioni disumane. È stato poi liberato con il foglio di via...

COLOMBIA: UN ESEMPIO DOVE L’APPARENZA INGANNA di Paola Andrea Hoyos Vasquez

“Colombia tierra querida llena de paz y armonia”, che si traduce in italiano "Colombia terra amata piena di pace e armonia", è il sogno e l’augurio di tutti i colombiani. Pensieri che costano ancora troppo cari...

Donazioni.Una campagna Avis per sensibilizzare le comunità. Di ERMELINDA MUNDIJA

Abbiamo bisogno di voi…

Con-vivere solidali è l’iniziativa dell’Avis di Prato che questi giorni ha promosso una campagna di sensibilizzazione rivolta alle comunità con maggior presenza nel territorio. Attraverso manifesti e cartoline nelle lingue: albanese, arabo, cinese e inglese si cerca di diffondere la cultura della donazione. Ogni migrante non è solo potenzialmente beneficiario di trasfusioni di sangue, ma può essere anche donatore.
Oltre ai manifesti sarà distribuito anche materiale informativo con lo slogan: “Il sangue non ha colore e ha le stesse caratteristiche e qualità per tutti”.
Cosi si punta a coinvolgere il dieci per cento dei migranti e non sembra un traguardo impossibile.
I protagonisti della campagna pubblicitaria, contenti di aver fatto qualcosa per la loro comunità, sono impegnati a promuovere questa forma di volontariato che favorisce la donazione del sangue ma che, nello stesso tempo, diventa un passaggio molto importante nell’integrarsi in una realtà sempre più multiculturale.
La campagna è iniziata a fine maggio e continuerà fino a fine luglio.

mercoledì, giugno 07, 2006

La televisione dal basso, la televisione di tutti!

MERCOLEDI' 7 GIUGNO 2006 - dalle ore 19 in poi
c/o STAZIONE DI CONFINE (via Attavante, 5 - zona Ponte a Greve)
all'interno del programma estivo "ESTAZ!", "La televisione dal basso, la televisione di tutti!"

Serata di presentazione di Arcoiris.tv e di altre esperienze in Toscana. Aperitivo equo-solidale, laboratorio, tavola rotonda, proiezioni, con:
- Rodrigo Vergara (Arcoiris.tv)
- Federico De Nardo (Anelli Mancanti)
- Alessandro Margaglio (comitato perunaltratv)
- Anna Meli (Cospe - Meeting dei Media Multiculturali e Premio Mostafà Souhir)
- Pino Rea (Associazione Libertà di Stampa Diritto di Informazione)
- Cristiano Lucchi (Metamorfosi - l'Altracittà)
- i partecipanti al corso Citizen Journalism e della costituenda redazione multimediale e multiculturale
coordina:
Jason Nardi (per il corso Citizen Journalism / Arcoiris.tv)

Proiezioni di video produzioni dalle realtà presenti e del filmato "La tv dei cittadini - viaggio nella televisione ad accesso pubblico", che racconta come funziona l'Offener Kanal Berlin, il canale
radiotelevisivo ad accesso pubblico della capitale tedesca.
Durante la serata, sarà possibile firmare per la proposta di legge popolare "Perunaltratv" per la riforma del settore radiotelevisivo in Italia.